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La spaventosa ed inquietante storia di un mondo che (soprav)vive sottoterra in un enorme silo

Recensione

In questi ultimi decenni la letteratura per young adults, il cinema, le serie tv e i fumetti hanno alimentato il proprio interesse nel confronti di un'ambientazione tipicamente post atomica. Probabilmente è proprio dalle paure di un mondo incontrollabile, che sono nate molte delle opere distopiche di stupefacente successo, alimentate da uno scarso e mal celato rispetto nei confronti di una natura che si abbracciata all'avidità e alla follia dell'uomo stesso.

Pensando dal mondo di Hunger Games, Maze runner, sino ai nuovi Berlin e Under di Giulia Gubellini, tra le opere migliori del genere non potevamo che citare il primo atto della cosiddetta trilogia del Silo.

La spaventosa ed inquietante storia di un mondo che (soprav)vive sottoterra in un enorme silo; surreale bunker in cui gli esseri umani trovano riparo dall'aria letale, che ormai domina la superficie terrestre. Un mondo tossico, che gli abitanti del silo osservano dalla loro dorata prigionia, in cui regole ferree gestiscono il soffocante habitat claustrofobico di una costrittiva quotidianità, sbriciolata dallo sceriffo Oleson pronto ad infrangere la più rigida legge: chiedere di uscire in superficie. Proprio questo inatteso evento darà il via ad un climax vorticoso, che porterà a scoperte inquietanti e segreti immaginati,perché, oltre alle apparenze e alle leggi, si cela qualcosa di incredibile.

Il libro,di certo considerabile il migliore dell'intera trilogia, viene esposto mediante un avvolgente animo post dark, mediante l'uso di un riuscito alternarsi narrativo, qui in grado di alimentare suspense e forma descrittiva, fulcro espressivo di una ricercata potenza iconografica.