Un'altra via per la Cambogia

Una narrazione autobiografica che si incentra su di un’argomentazione impegnata

Recensione

Quale può essere il target di riferimento di questo Un'altra via per la Cambogia? Io credo che, proprio come spesso accade per i film d'animazione, anche i fumetti possano essere diversificati attraverso livelli di lettura divergenti. Così, nonostante la difficoltà di categorizzazione, mi sento di proporre questa nuova graphic-novel edita dal Becco Giallo per una fascia di età che, partendo dagli young adults, giunge al mondo adulto.

Il libro, finanziato da EU Aid Volunteers dell'Unione Europea e sostenuto dall'organizzazione non governativa WeWorld, narra di Ben Mouhamed, giovane graphic journalist tunisina (ma romana di adozione) alle prese con un viaggio verso il sud-est asiatico. Un lungo tragitto incentrato sulla necessità di raccontare le storie di tutti quei cambogiani costretti ancora oggi a fare i conti con un passato complesso e un presente impoverito dalle scarse possibilità che la vita offre loro.

Una narrazione autobiografica che si incentra su di un’argomentazione impegnata (migrazione, emarginazione, sofferenza), in cui l'approccio giornalistico sviluppa e alimenta uno stile grafico minimal all’interno del quale, al di là di un'alternanza stilistica funzionale alla narrazione, sembra voler far emergere reminiscenze manga, soprattutto attraverso l’incipit definito da primi piani e gli sguardi ironici. Però, nonostante un mitigante preludio preparatorio, a dominare il bellissimo volume dell'autrice tunisina sono tavole pronte raccontare con coraggio le sofferenze di un popolo costretto a fuggire da un presente povero e difficoltoso che, oltre la frontiera nasconde un destino ancora peggiore. Un coacervo di sensazioni ben metaforizzate dalle nere tavole all’interno delle quali il pensiero dell'autrice muove piccoli passi verso la consapevolezza che, ahimé, il mondo occidentale non vuole conoscere.

Loris Gualdi