Dieci

“Qualcuno sapeva. Fuggire. Doveva fuggire”

Recensione

Ci sono libri che attraggono al primo sguardo. Talvolta l’importanza della cover art anticipa la quarta di copertina perché, in maniera inequivocabile il vestito conta… eccome se conta! Così è per questa piacevole novità targata Giunti editore. Infatti, il romanzo di Marine Carteron, nella sua versione italiana riesce ad attrarre sin dal primo sguardo, provocando curiosità e qualche lieve “brividino”, mostrando con la sua copertina la location della narrazione: un’isola disabitata, in cui dieci persone vengono trasportate per partecipare ad un escape game sotto l’occhio orwelliano delle telecamere.

Ispirato all'arte letteraria di Agatha Christie e ai suoi Dieci piccoli indiani, l'autrice della Lega degli autodafè ci porta ad assistere ad un reality show tra le onde di una sperduta e rabbrividente isola, per vivere un dinamico plot ricreato attorno alle classiche strutture letterarie del giallo d'autore, qui rivisitato in un processo di reboot contemporaneo.

Il romanzo, ideale per incuriosire il target dei young adults, si caratterizza attorno a brevi capitoli, giungendo a coinvolgere i lettori mediante una vicenda carica di mistero, definito da modalità strutturali che, anche valutando l'enorme successo di Squid Game, non mi stupirei di veder riportato su schermo in forma di serie tv. L’autrice francese, infatti, rileggendo il capolavoro del 1839, mostra una riuscita virata horror-thriller, in cui trovano posto le aberrazioni del reale, rapite da una quotidianità avvelenata da incubi quali droghe, corruzione, violenza e bullismo, fino a lambire la delicata tematica dello stupro e del suicidio.

Popolato da riusciti personaggi in grado di alimentare la narrazione verso il climax finale, il romanzo finisce con lo spinge il lettore tra le fauci di cani feroci, carnefici e vittime sacrificali, intente a dover capire, risolvere e fuggire dalle proprie colpe.

Loris Gualdi