Berlin

“Poi c'è stato un virus. Incendi. Le razzie”

Recensione

“Poi c'è stato un virus. Incendi. Le razzie”

Aprile 1975, Berlino è attaccata da un misterioso virus che ha finito con il decimale tutta la popolazione adulta. Dopo 3 anni dal giorno zero, la capitale teutonica appare spettrale e divisa in territori controllati da sparuti gruppi di ragazzi, gli unici superstiti di un mondo in cui lotta e rivalità appaiono le uniche dinamiche per la sopravvivenza.

A Popolare i diversificati gruppi sono infatti ragazzi e bambini drammaticamente consapevoli che la loro vita potrebbe terminare poco dopo il compimento dei 16 anni. Le usuali dinamiche tra i gruppi di Berlino subiscono però un improvviso mutamento, portando al compimento di nuove alleanze e mutamenti inattesi, proprio a causa di un insensato casus belli: il rapimento del Piccolo Teo da parte della Tegel.

Narrato a quattro mani da Fabio Geda e Marco Magnone, l'inizio di questa nuova saga si offre ad un target 9-14 come nuova avventura da affrontare, totalemente immersi nelle polveri della distopia. Esposto con lineare semplicità e capitoli brevi, questo “Berlin i fuochi di Tegel”, sembra attingere in maniera naturale (ma mai copiativa) dal mondo televisivo degli ultimi anni. Infatti, gustosi riferimenti musicali si uniscono a palesi richiami de “Il Signore delle mosche”, ma anche a strutture socio ambientali che furono propri di David Shaffer prima e Kass Morgan ora, senza dimenticare ovviamente il mondo divergente di Roth.

L'opera iniziata nel 2015 e arrivata in breve al suo sesto episodio, mostra i contorni di una saga in cui personaggi sfaccettati e a tratti incoerenti sembrano rispecchiare i ragazzi di oggi, qui costretti ad organizzarsi per darsi regole, valori e comportamenti.

Loris Gualdi